Genocidio israeliano

Netanyahu ha proclamato l’invasione di Gaza e l’espulsione dei Palestinesi dalla maggior parte della Striscia di Gaza. È un’altra follia del premier israeliano, ma nessuno reagisce.
Non gli Stati Uniti, che vedono nell’occupazione israeliana di Gaza l’avvio della concretizzazione dell’ipotesi di Trump, considerata solo qualche settimana fa assurda, quella della cacciata dei Palestinesi e della costruzione di una nuova Las Vegas sulle sponde del Mediterraneo.
Non l’Europa protesta, timida ed inutile voce nel contesto internazionale.
Non la Russia, immobilizzata in un conflitto assurdo in Ucraina, che celebra l’8 maggio una vittoria di ottanta anni fa ed è impantanata in una guerra sanguinosa e senza fine.
Non il mondo arabo protesta, il che è molto grave, data la vantata e mai dimostrata fratellanza araba.
Non reagisce neppure il minaccioso (a parole) Iran, ora che si apre un nuovo fronte di guerra nello Yemen contro i suoi protetti, gli Houthi, destinati al macello, come lo è stato per i suoi scherani in Libano.
Non il resto del mondo protesta, tacendo distratto sul genocidio di un popolo.
In questo silenzio complice e colpevole, neppure l’Italia fa sentire la sua voce. La Meloni tace. Fa bene, perché tanto anche la sua voce, in questo momento, è inutile. Molti la criticano per questo, ma almeno non dice sciocchezze. Una politica ambigua, fondata sul silenzio, tra vecchie proposizioni ormai superate (due Stati in Palestina, una visione euro atlantica, l’accettazione implicita della sbrasate di Trump, tra cui financo l’ipotesi di un’invasione militare della Groenlandia). Per la Meloni è l’unica politica possibile: tacere. Ma non era questo nella sua testa quando arringava le folle. Meglio tacere che gridare al vento.
In Europa soffia un forte vento di dissoluzione, tutti soggiogati dalla imprevedibile politica di Trump e dalla presenza minacciosa e oscura della Russia di Putin.
La democrazia occidentale è alle corde. O si dà una mossa, alla Churchill, o è finita. Di chi è la colpa?
Se le Destre, globalmente intese, stanno prendendo il potere in Europa, utilizzando gli strumenti della democrazia, ci sono due ragioni da considerare.
La prima è il fallimento delle sinistre. Hanno avuto per cinquant’anni e più il potere e lo hanno sperperato in fallimentari sciocchezze. Non hanno saputo governare: molte chiacchiere e pochissimi risultati concreti.
La seconda ragione è che quel popolo cui ci si rivolge in continuazione, perché siamo democratici, oggi, si sente tradito dalla politica. Alla disperata, si rivolge verso chi non ne ha colpa. Ma siamo tutti colpevoli, lasciatemelo dire.
Se la democrazia si salva reprimendo le opposizioni non è più democrazia. Ma perché le ragioni dell’opposizioni fanno presa sui cittadini? Perché non si vive di soli diritti civili ed occorrono decisioni concrete, ciò che è mancato e continua a mancare. La dirigenza europea non è all’altezza delle sfide esistenti.
In Ucraina il sostegno europeo contro l’invasione russa è stato un appalto: io ti do le armi e tu combatti e muori, anche per noi.
In Palestina, la conclusione europea è che non sono fatti nostri. Chi si mette contro un Israele protetto dagli Stati Uniti? Nessuno. Se non lo fanno i fratelli arabi, perché dovremmo farlo noi
Continua la pregiudiziale dello sterminio nazista degli Ebrei. Gli Ebrei sono Israele e Israele sono gli Ebrei. Ma Israele è uno Stato confessionale, non molto diverso dall’Iran. Gli Ebrei e l’ebraismo sono un’altra cosa. Posso essere amico e fratello degli Ebrei, ma resto avversario d’Israele che intende pubblicamente fare un genocidio.
Se gli Stati Uniti con un’operazione militare s’impadronissero della Groenlandia, che fa la Danimarca? Protesta o combatte? E l’Europa e la NATO? Dichiarano guerra agli Stati Uniti?
L’aggressore, secondo la visione di Trump, è il vincente, perché ha il diritto della forza bruta. Il resto, è starnazzo di oche impotenti. Che accadrebbe se la Cina popolare invadesse Taiwan? La domanda è più che legittima.
Non è facile districarsi, impotenti come siamo, dai sottili fili di ragno delle sotterranee intese fra l’Impero amaricano e l’Impero russo per la spartizione del mondo. La situazione geopolitica mondiale è foriera solo di guerre.
Trump ha gettato la spugna in Europa. Dell’Ucraina non gli importa nulla e quanto all’Europa c’è solo da prendere: dazi, esenzioni fiscali per i potenti del web, territori e risorse minerarie (terre rare), prezzolati consensi.
L’impero russo allunga i suoi tentacoli su un’Europa divisa e incapace. È una grande occasione, per Mosca. Non c’è più la spinta ideologica del comunismo che disturbava e creava oppositori. C’é la realtà di un impero che in Romania, in Germania, in Slovacchia, in Ungheria, comincia ad avere i suoi alleati e in Francia ed in Italia i suoi simpatizzanti. Meglio far parte di un Impero che di una debole democrazia che non ha il coraggio di essere forte e confederale.
Il futuro dell’assetto europeo lo vedo più russo che americano, più autoritario che democratico. L’impotenza si paga.
Che poi la Russia s’impadronisca dell’Europa, ad eccezione forse dell’Inghilterra, e scateni in seguito una guerra nucleare con Washington non è neppure da escludere. Mi chiedo, però, quanto converrebbe agli Stati Uniti mettersi contro una Russia più Europa. Un’accoppiata fatale anche per la potenza economica degli Stati Uniti. Ciò dovrebbe far riflettere a Washington.
(di Stelio W. Venceslai)